La debolezza della moneta unica
I dati del IV trimestre 2019 segnalano l’acuirsi delle difficoltà economiche dell’Eurozona.
Pubblicato da Alba Di Rosa. .
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Uno dei trend più evidenti questa settimana sui mercati valutari è il significativo indebolimento dell’euro, rispetto all’andamento opposto delle principali valute mondiali.
Variazione % tasso di cambio effettivo rispetto alla media mobile
Fonte: ExportPlanning, Tool Tassi di Cambio.
Le cause a cui è riconducibile tale debolezza sono molteplici: prima fra tutte, la debolezza dell’economia dell’Eurozona, a cui si uniscono i timori relativi al nuovo Coronavirus, che stanno esercitando un impatto negativo sull’euro. La moneta unica riflette infatti le preoccupazioni relative al rallentamento della domanda cinese e alla disruption delle catene del valore globale. Tra i mercati extra-europei, la Cina costituisce per l’UE il secondo mercato di destinazione dopo gli USA e il primo mercato di approvvigionamento (dati ExportPlanning 2019).
Last but not least, l’indebolimento dell’euro fa da contraltare ad un dollaro in rafforzamento: nelle ultime settimane la valuta USA sta infatti confermando il suo ruolo di principale safe-haven, in un contesto di crescente avversione al rischio, ma rispecchia anche lo stato di salute di un’economia generalmente più solida di quella dell’area euro.
Eurozona: Pil in rallentamento e produzione industriale in rosso
Il principale fattore di lungo periodo che sta pesando sull’euro è la debolezza della sua economia, con una BCE che vede sempre più ridursi il proprio spazio di manovra in termini di politica monetaria espansiva.
Gli ultimi dati rilasciati oggi dall’Eurostat mostrano infatti un quadro non roseo per l’economia dell’Eurozona. In termini di prodotto interno lordo, si nota un progressivo rallentamento dei ritmi di crescita nel corso del 2019, come si può notare dal grafico che mostra i tassi di variazione del PIL negli ultimi 4 trimestri (su base tendenziale e congiunturale).
Tasso di crescita del PIL, Eurozona (2019)
Nel IV trimestre 2019 l’economia dell’Eurozona ha registrato una crescita quasi nulla rispetto al trimestre precedente (+0.1%), mentre il valore si è attestato sotto all’1% in termini tendenziali. I paesi che hanno registrato la peggiore performance sono la Germania e l’Italia, le cui economie sono cresciute rispettivamente dello 0.5% e dello 0% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
A titolo di confronto, si pensi che gli USA nel Q4-2019 hanno registrato un tasso di crescita del 2.3% su base tendenziale e dello 0.5% su base congiunturale.
Anche in termini di produzione industriale nell’ultimo periodo si sono segnati record negativi nell’area euro. A dicembre, l’indice di produzione industriale destagionalizzato ha registrato una contrazione superiore al 2% rispetto al mese precedente: si tratta della massima contrazione registrata nel corso di un 2019 costantemente all’insegna del segno meno.
Tutte di segno negativo le variazioni registrate per le maggiori economie: Italia, Germania e Francia hanno superato la soglia del -2%, mentre in Spagna la contrazione si è fermata al -1.5%.
Preoccupa gli osservatori soprattutto la Germania, locomotiva d’Europa, che sembra ferma.
Gli effetti sulla valuta
Di pari passo l’euro ha seguito un cammino di lento ma progressivo indebolimento, che lo ha portato a perdere complessivamente, nel corso del 2019, il 2% del suo valore rispetto al dollaro. Tale tendenza emerge chiaramente dalla media mobile a 6 mesi, come si può notare dal grafico di seguito.
Il trend di indebolimento ha poi subito un’accelerazione dall’inizio del 2020, in particolare nelle ultime settimane: da inizio gennaio ad oggi l’euro ha perso il 3.2% del suo valore rispetto al dollaro, trend che può spiegarsi soprattutto in relazione all’effetto Coronavirus, ma anche ai movimenti di mercato di breve periodo, legati ad esempio al political turmoil in Germania e all’esito delle elezioni irlandesi.
Previsioni 2020
Secondo le previsioni della Commissione Europea, i ritmi di crescita dell’economia dell’Eurozona si manterranno al di sotto del potenziale nell’orizzonte 2020-2021, con rischi di un ulteriore ribasso.
Nonostante un parziale scioglimento delle tensioni sul fronte della guerra commerciale, con la firma della Fase Uno dell’accordo USA-Cina, l’incertezza relativa alla politica commerciale USA rimane infatti elevata, così come il futuro delle relazioni commerciali con il Regno Unito. Gli effetti del Coronavirus sulla salute pubblica e sulle economie emergono inoltre come nuovo e preponderante elemento di rischio.
Per l’euro non si preannuncia quindi un anno facile. L’unico elemento positivo di un eventuale indebolimento potrebbe essere quello di un marginale effetto in termini di maggiore competitività, a fronte degli ormai scarsi mezzi della politica monetaria per stimolare un’economia in sofferenza.